Io, il mestieri que vorrei fare da grande , non è un solo, ma tanti. Vorrei fare il saldatore, lo stagnino, l´ambulante, Mio padre é lui che fa tutte queste cose, per questo io voglio fare questi mestieri!
Io pero non so bene il mestiere che io vorrei fare da grande. Certe volte quando mio padre guadagna bei soldini, io li vorrei fare quei mestieri, altre volte, quando bestemmia il patreterno che non trase una lira, allora non li vorrei fare.
Quando Giovanni mi sfotte vorrei fare il boia. Io sono sicuro che se farei il boia riuscirei bene.
Un altro mestiere che mi piacerebbe fare è l´oste. L´oste è felice, io lo vedo che lui é felice! Un oste abbita dirimpetto alla mia casa, e fischia sempre.
Mia madre dice che qualunque cosa voglio fare da grande, devo prima pensare a studiare. Che se non piglio almeno la licenza elementare, neppure lo scupatore posso fare; però io a uno scupatore che stava nel mio vico glielò chiesto lui che teneva, e quello mi ha risposto: "Guagliò, fatti i cazzi tuoi".
A me non interessa io che mestiere farò da grande, basta che guadagno.
Mio padre dice che senza i piselli non si fa niente nella vita, e quando dice questo siguarda con una faccia schifata davanti allo specchio, e io capisco che sta là là per sputarsi in faccia, e mi fa pena...
(Meu pai diz que sem a grana não se faz nada na vida, e quando diz isso se olha com uma cara de nôjo defronte ao espelho e eu percebo que está quase quase a cuspir-se na cara, e me dá pena.)
Texto: in Io speriamo che me la cavo, Sessanta temi di bambini napolitani, a cura di Marcello D´Orta, maestro elementare. Ed Mondadori 1990.
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